Belle, profumate, levigate… le donne adorano essere in perfetta forma per se stesse e per il proprio uomo. Ma qualche volta troppa cura può nuocere al sesso? Tutta questa fatica denota a volte un eccesso di rigidità che non sempre piace agli uomini.
Belle, profumate, levigate… le donne adorano essere in perfetta forma per se stesse e per il proprio uomo. Ma qualche volta troppa cura può nuocere al sesso? Tutta questa fatica denota a volte un eccesso di rigidità che non sempre piace agli uomini.
Rubinetti, gas, finestre… per alcune persone possono essere una vera ossessione. Come si spiega il bisogno di verificare che tutto sia a posto prima di uscire di casa?
Oggi voglio trattare le dinamiche relative alla morte di un genitore. L’argomento è difficile da trattare, è triste e purtroppo so che toccherà molti di voi lettori, che magari avete vissuto questa esperienza o la state vivendo.
Dopo un lungo periodo di assenza, riprendo il nostro dialogo mediante questo blog e lo faccio introducendo alcune situazioni purtroppo molto frequenti e dolorose per le famiglie.
Una domanda che molto frequentemente mi viene posta dai pazienti è la seguente: “Ci stiamo separando, come lo spiego ai miei figli?“.
Come preannunciato, oggi torniamo sull’argomento affrontato nell’ultimo post, cioè la ricerca dell’equilibrio interiore.
Una mia collega nord africana ha basato la sua ricerca sul fatto di “non avere paura di cadere”.
Una domanda ricorrente che mi viene fatta dai pazienti riguarda il come trovare l’equilibrio interiore, ossia quale sia la chiave che permette di raggiungere la serenità.
Avevo proposto, tanti anni fa, di fare con dei colleghi del brain-storming, momenti di scambio e di approfondimento sul nostro vissuto, sulle nostre difficoltà di fronte a certi casi e sulle problematiche che ci vengono presentate. Purtroppo l’adesione fu molto scarsa per vari motivi (a dire la verità abbastanza tristi da analizzare…), ma qualche giorno fa, una persona alla quale chiedevo scusa per un’ errore mi ha risposto: “Tu sei umana, è bello così”. Mi è, allora, tornato in mente uno dei rari scambi tra noi professionisti, confidenze sul come trovare e mantenere il nostro equilibrio. Solo riconoscendo con sincerità e umiltà i nostri limiti possiamo collocarci di fronte all’altro su un registro di fraternità umana, “alla pari” come sottolineo spesso. Tutti hanno diritto ad avere delle incertezze, delle paure, ma si tratta di imparare a gestire quello che ci succede. Solo allora l’esperienza personale potrà essere messa al servizio dell’altro .
Cercherò di seguito, oggi e giovedì prossimo, di elencare alcuni atteggiamenti che sono stati utili alla sottoscritta e ad altri professionisti, modi di fare e di pensare che ci possono permettere di vivere in modo più sereno.
Innanzitutto bisogna evitare un atteggiamento giudicante.
Sappiamo che per essere fisicamente in equilibrio abbiamo bisogno di tre punti di appoggio, considerando il cervelletto come la nostra terza gamba (giusto per coloro che avessero messo in dubbio la mia affermazione). Per l’equilibrio interiore, invece, il primo punto su cui lavorare è accettare le nostre fragilità, che non sono nè inferiorità nè anomalie. Ognuno di noi ha ricevuto dai genitori cose fantastiche, altre meno. Quello che siamo diventati oggi non è colpa loro, ma nemmeno nostra. Se si volesse risalire all’origine dei fatti, delle cause, si intraprenderebbe un cammino senza fine; meglio pensare che si ha un cammino da percorrere, un cantiere da restaurare. Il secondo punto da affrontare è il lavoro. Questo cantiere è appassionante, ma richiede anche parecchia energia e spesso si rinuncia troppo presto a lavorarvi. Ci accontentiamo dell’intenzione. Per arrivare ad un cambio effettivo ci vuole l’allenamento, la costanza, come per lo sport.
Il terzo punto importante è l’incontro con l’altro. Ognuno di noi ha bisogno degli altri: possono diventare modelli, stimoli e ci possiamo ispirare con quello che apprezziamo in loro. Ognuno di noi ha da imparare dall’altro, chiunque esso sia. Bisogna, dunque, abbandonare l’atteggiamento di giudizio o di indifferenza nel quale spesso ci crogioliamo! Spesso si parte con la critica come se fosse rassicurante scoprire i difetti altrui. Si tralascia, allora, l’essenziale, la persona nel suo insieme. Cerchiamo di vedere l’altro con benevolenza e ammirazione, andando alla ricerca di quello che mi può dare come insegnamento. Solo in questo modo l’incontro diventerà fecondo e ci farà sentire sereni.
“Sono incinta da quattro mesi e non sopporto più che mio marito mi tocchi. E’ normale? La gravidanza può far calare il desiderio sessuale?”.
Questa domanda viene fatta spesso o durante la gravidanza o, in alternativa, dopo, come tentativo di giustificare il motivo per il quale non ci siano più rapporti intimi da quando si è saputo della gravidanza. Situazione che rischia di protrarsi ben oltre i canonici 9 mesi e di durare…anni!
Ricominciamo, dopo un periodo di pausa, ad affrontare argomenti che mi capita spesso di trattare in seduta. Tra questi, c’è un aspetto che spesso preoccupa uomini e donne: cosa cambia dal punto di vista sessuale con l’intervento alla prostata?
“Mio marito ha subito un intervento alla prostata per un tumore. Da allora non ha più erezione. Il chirurgo aveva detto che sarebbe tutto tornato come prima. Che cosa succede ?”
La mia intenzione per oggi era di parlare del come viene vista la cura del corpo in ambito sessuale e proprio ieri mattina una paziente mi ha posto una domanda in merito alla depilazione: mi ha chiesto se sono favorevole o contraria alla depilazione inguinale totale delle donne. Un dubbio che le deriva dall’aver avuto partner con pareri diversi che l’hanno lasciata nell’indecisione.
Ebbene sì, è stato il mio pensiero il 31 dicembre: “Che voglia di stare da sola!“. Anzi da soli. Nel vivere in coppia, la prima scrematura si riferiva all’esterno della famiglia, poi in casa nessun problema, perché vanno rispettate le esigenze di ognuno, in particolare il bisogno di solitudine vissuto come una boccata d’aria. Finita la baraonda delle feste natalizie, ho provato un gran bisogno di calma e di silenzio, un bisogno di me stessa. Una solitudine relativa, breve, ma sufficiente per aver voglia di condividere con i lettori tutto quello che essa ci può offrire.
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