Oggi voglio trattare le dinamiche relative alla morte di un genitore. L’argomento è difficile da trattare, è triste e purtroppo so che toccherà molti di voi lettori, che magari avete vissuto questa esperienza o la state vivendo.
Cominciamo la settimana tornando su un argomento che abbiamo già iniziato a trattare nelle settimane precedenti parlando della scelta degli amici e di quella di interrompere gli studi; torniamo, dunque, sulla comparsa di certi atteggiamenti o comportamenti del nostro adolescente che ci rendono difficile riconoscerlo come lo stesso individuo che, bambino, cullavamo tra le nostre braccia. In sostanza, ci poniamo di fronte al problema che, ci piaccia o meno, i figli cambiano.
Divorzio, sessualità, malattia: sono tutti argomenti delicati da affrontare con i bambini o gli adolescenti. La settimana scorsa abbiamo affrontato il problema di “parlare davvero” con loro, di farlo sinceramente: ma è necessario anche “parlare chiaro” con loro, con tatto, per non farli sentire angosciati.
Non risulta sempre facile parlare “davvero” con i nostri figli di argomenti seri ed impegnativi. A volte ci blocchiamo di fronte a certe domande, non trovando le parole giuste o non sapendo fino a che punto approfondire l’argomento.
Questo ci porta immediatamente alla prima regola, essere autentici: i bambini (o ragazzi) percepiscono benissimo il nostro imbarazzo! Rimaniamo noi stessi ed al limite esplicitiamo la nostra difficoltà.
Quella che vi descrivo di seguito è una situazione che emerge abbastanza di frequente durante le sedute.
Alcune amiche hanno programmato di incontrarsi per passare assieme il sabato pomeriggio ed ognuna propone la sua idea: il cinema, un giro in centro, un DVD da guardare in casa, cucinare una torta per la merenda, una qualsiasi occasione per chiacchierare. Una di loro tiene veramente a vedere un film che, prossimamente, non verrà più trasmesso ma la sua richiesta non viene nemmeno presa in considerazione. La ragazza non si sente accettata. Mette il broncio, resta in silenzio ed è con grande sforzo che segue il gruppo a casa di una di loro per cucinare. Figuriamoci, neanche le piace, ma non sa cosa fare da sola e non ha voglia di tornarsene a casa.
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