Quella che vi descrivo di seguito è una situazione che emerge abbastanza di frequente durante le sedute.

Alcune amiche hanno programmato di incontrarsi per passare assieme il sabato pomeriggio ed ognuna propone la sua idea: il cinema, un giro in centro, un DVD da guardare in casa, cucinare una torta per la merenda, una qualsiasi occasione per chiacchierare. Una di loro tiene veramente a vedere un film che, prossimamente, non verrà più trasmesso ma la sua richiesta non viene nemmeno presa in considerazione. La ragazza non si sente accettata. Mette il broncio, resta in silenzio ed è con grande sforzo che segue il gruppo a casa di una di loro per cucinare. Figuriamoci, neanche le piace, ma non sa cosa fare da sola e non ha voglia di tornarsene a casa.

ragazza

E’ importante che, rientrata a casa, possa verbalizzare con i suoi genitori questa delusione a volte trasformata in rabbia. Normalmente bisogna lasciare depositare, bisogna far decantare questo stato d’animo e aspettare quello che chiamo “il momento magico”, in cui si verifica il rituale della comunicazione intima genitore-figlio: alla sera, prima di addormentarsi, per i piccoli, nella condivisione di un’attività per i grandi.  

Con questo dialogo il genitore dovrà farle capire che non è la situazione oggettiva che ha generato questo stato d’animo bensì l’analisi, diciamo la lettura che è stata fatta da lei. La sua proposta è stata messa in disparte, ma in realtà lei stessa si è sentita messa in disparte. Mancando di fiducia in sé, vive come disprezzo una scelta diversa da quella sua. Suggeriamole, quindi, di proporre alle amiche una regola, facendo alternare il ruolo decisionale, proponendo di cogliere le opportunità (il dolce si poteva fare un’altra settimana quando non ci sarà più il film), di verificare la qualità dell’amicizia che è condivisione e non imposizione. Normalmente, per far crescere un’amicizia occorre chiarezza e trasparenza, spontaneità e stima reciproca, ammirazione e rispetto.

Ai genitori rammento che più si dedica tempo ai figli più loro avranno autostima. Parlo di tempo vero, di ascolto, di empatia, di scambio, di condivisione, non di semplice compresenza.

La prima esperienza sociale del bambino è quella della famiglia: in seno ad essa forgerà la sua struttura per affrontare il mondo esterno con determinazione, equilibrio e serenità.