Abbiamo visto, la scorsa settimana, come non sia facile confrontarsi, da genitori, con l’influenza dei media sulle vite dei figli.

Per molte persone, tuttavia, non è fattibile battersi su tutti i fronti, in particolare nel contesto attuale, in cui spesso le famiglie sono monogenitoriali. In tali casi, la massa degli stimoli mediatici riesce ad essere più forte di qualsiasi regola educativa.

Quando si trattava solo della televisione, si poteva in qualche modo arginarne l’impatto sui ragazzi, tutti i trucchi erano buoni per obbligarli a spegnerla o a non accenderla. Adesso, invece, fin da piccolissimi, i bambini hanno i videogiochi, il loro tablet, lo smartphone… Come e dove trovare l’energia sufficiente, da genitore, per intervenire su tutti i fronti?

D’altronde, scontrarsi con i media onnipresenti significa opporsi di continuo al bambino, prenderlo di petto, creare animosità e sentirsi meno amati da loro. Il gioco non vale la candela, troppo rischioso, troppo difficile, spesso persino inutile!

E proprio perché non riescono a capire questo mondo, molti genitori non hanno più né stima né fiducia in loro stessi: sono convinti di non avere niente da trasmettere ai loro figli che, invece, impareranno tante cose tramite i media. Come mi diceva un vecchio cugino poco tempo fa “Prendi il tuo telefono che ha la risposta per tutto”: per molti, internet è diventato un oracolo, la voce della verità. Purtroppo (ed è banale sottolinearlo), occorre fare una seria selezione di quello che ci è quotidianamente propinato. I ragazzi non hanno ancora questa capacità razionale e men che meno l’esperienza per discernere la serietà dalla buffonata.

Eccoli, quindi, soli di fronte a trasmissioni ed a programmi concepiti per eccitare le loro pulsioni violente, sessuali, di voyeurismo e di esibizionismo. Perdono poco a poco le loro capacità di riflessione, il loro potere immaginativo e creativo, il desiderio di sforzarsi per apprendere e capire. Il grosso problema è che tutto quello che impareranno tramite i media, anche le cose positive e vere, sono completamente sconnesse dall’esperienza affettiva ed emozionale acquisita tramite lo scambio con i genitori. Il nostro imprinting, la nostra memoria, i nostri ricordi si fissano, infatti, non solo con le parole ed i fatti ma sopratutto con il contesto, la situazione, la carica emotiva del momento, l’intensità del bisogno intuito, capito e condiviso dai genitori.

Tramite internet la risposta c’è ma “hic et nunc”, qui e adesso, sconnessa dal resto, superficiale, isolata, momentanea. Manca il prima e il dopo, l’origine e la prospettiva.

Quando i valori trasmessi dai media sono basati sulla competizione, il mercantilismo e l’assenza di intimità, manca totalmente il calore del discorso parentale per controbilanciarli.

Si svilupperà, allora, un adolescente formato e plagiato da una cultura unica, identica per tutti, invece di essere costruito in base alla storia della propria famiglia ed alle convinzioni dei propri genitori. In questo modo non può rimanere solido il contatto di stima e rispetto tra le generazioni.

Occorre che il bambino continui a vedere nel genitore il famoso “Dio in terra” capace di tutto, così forte e affascinante quando aveva due anni, a poco a poco ridimensionato nel tempo ma sempre in grado di capire le sue esigenze e di rispondergli al meglio delle sue possibilità. Se la domanda è troppo difficile, si può allora cercare la risposta assieme su internet dopo aver riconosciuto un proprio limite con la massima semplicità.

Educare è certamente dare una strada, ma sopratutto percorrerla assieme.

Sta in questa consapevolezza la magia del ruolo genitoriale!