Ci sarebbe tanto da scrivere a proposito del risveglio della libido e delle nostre fantasie sessuali sin dalla primavera, perché non siamo altro che piante! Di fatti, il test dell’albero rivela molto bene la nostra personalità.

Ma torniamo al nostro immaginario sessuale, alla nostra tendenza a fantasticare che affonda le proprie radici nella nostra infanzia. Anche se maliziosi e birichini, accettiamo i nostri pensieri così come si presentano, perché parlano di noi, di un nostro “IO” a volte sepolto più o meno consciamente. Parlano delle nostre prime paure, delle nostre prime emozioni  e ciò avviene ancora più durante l’estate, stagione in cui ci si può riavvicinare all’infanzia più facilmente e con meno sensi di colpa (sopratutto in vacanza).

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Facciamo il bagno, giriamo mezzo nudi, non si lavora, si hanno meno responsabilità e meno necessità di difendere un ruolo, cioè un’immagine. C’è più freschezza d’animo, più spontaneità, siamo decisamente più vicini allo stato del bambino. E’ il periodo della complicità tra amici e parenti, della condivisione dell’intimità con loro, del gioco nel fantasticare sui rumori della camera a fianco o nell’osservare facce segnate dalla notte. Tutti questi pensieri sono decisamente più eccitanti, perché sembra che si possano realizzare.

Una statistica ha rivelato che un adulto su due si dice pronto a passare all’atto, a concretizzare le proprie fantasie. Ma attenzione, non siamo più dei bambini! Meglio soppesare bene prima quante conseguenze ci possono essere, spesso disastrose, per un semplice gioco o sfida con se stessi. Quindi, prima di avventurarsi in questo percorso, meglio valutare bene quello che riguarda il sogno sessuale, l’evasione giocosa che può appagare una fantasia che si impone prepotentemente, che diventa un bisogno e che ci toglie libertà mentale. Quando si sogna ad occhi aperti, si rimane in superficie e non sono intaccati né i nostri valori né la nostra morale: si gioca all’interno dei nostri limiti. Quando, però, si tratta di fantasie vere e proprie si entra spesso in un ordine di trasgressione e rischiamo di scombussolare la nostra autostima ed il nostro rapporto con gli altri.

Una volta chiusa questa parentesi incantata rappresentata dalle vacanze, si può certamente apprezzare l’esserci divertiti, ma a che prezzo? Spesso il divertimento si paga con il disgusto di sé ed il senso di colpa. Ribadisco, quindi, che nella nostra libertà è meglio soppesare bene prima le conseguenze della decisione e se necessario tenere le redini dell’ impulsività.

Poniamoci questa domanda: si tratta solo di cercare un momento di gioco, di piacere, o non è altro che un tuffo nel passato doloroso sepolto accuratamente?

A seconda della nostra risposta, cedere alla tentazione potrà diventare un bel ricordo di vacanza… oppure no!