Chi non fa che ripetere “io”… “io”… “io”… non è altro che un egoista, un egocentrico, un narcisista? O, al contrario, è una persona che non dobbiamo biasimare perché sta crescendo, sta cercando di costruire la propria personalità?

Developing a Personality David reekie

La formazione di un’ideale conscio dell’Io inizia quando il bambino esce dal periodo edipico; coloro che non ne escono, come verifico spesso durante le consultazioni, si ritrovano a parlare di sé in terza persona in età adulta.

Il bambino assume come modelli di riferimento con i quali identificarsi le persone più importanti per lui, che sia in famiglia, a scuola o in altri gruppi di coetanei. In questo senso si può affermare che l’esempio è la base dell’educazione. Il bambino impara, così, a gestire gli istinti e attorno ai 7 anni, la cosi detta “età della ragione”, avrà gettato le basi per questa nuova costruzione conscia che rappresenta la natura superiore dell’uomo. L’Io prende definitivamente forma anche se, insieme ai suoi derivati, il Super-Io e l’Io ideale, si costruirà vita natural durante, soggetto all’impatto delle nuove esperienze compiute dall’individuo.

L’Io è, quindi, una forza in crescita che possiamo paragonare agli sforzi che fanno i piccoli quando si sfidano per superare una prova che necessita controllo e coordinamento muscolare. E che gioia e che orgoglio quando ci riescono! Anche noi adulti possiamo (per non dire dobbiamo) cercare di aumentare la nostra capacità di coordinazione nelle varie attività che ci interessano, dal punto di vista fisico e psichico. Non preoccupiamoci se, andando avanti con l’età, ci sono delle “cadute” di forza: queste verranno compensate da una maggiore consapevolezza ed eleganza nel porsi fino ad età avanzata.

Questa crescita dell’Io è però condizionata dal famoso Super-Io, il “gendarme” che inibisce troppo spesso la nostra spontaneità.

Consideriamo alcuni esempi molto diffusi: la paura di parlare in pubblico generato da una tensione alla gola, la paura di ballare perché ci si sente goffi con le gambe, la paura di cadere, la paura di sbagliare. Tutto ciò, come abbiamo già avuto modo di vedere, è legato all’educazione ricevuta da bambino. Se non è stata valorizzata la persona con le sue capacità o le sue doti ma, al contrario, è stato messo in rilievo il rischio di commettere un errore, di fare una brutta figura agli occhi degli altri, l’inopportunità, magari, di manifestare certi interessi “volgari” legati alla fisicità., ecco che prendono forma, tra le altre, le paure che abbiamo visto.

Con un lavoro analitico che va di pari passo con consigli somatici, si riesce a liberare la persona da queste catene che inibiscono tutta l’energia dinamica del suo organismo. E finalmente, attraverso la motilità ritrovata, integrata al proprio Io, ci si può affermare con la propria personalità.