Se, come già abbiamo detto, la fiducia in sé non è innata ma è una costruzione progressiva e permanente, procediamo in questa opera con la massima consapevolezza, cercando di individuare i nostri “starter” e perché no, anche quelli degli altri. Che cosa, in un dato momento, ci ha dato la spinta per superare le nostre paure, i nostri timori?

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Non dobbiamo vergognarci di chiedere agli altri se hanno visto in noi qualche cambiamento o miglioramento, poiché a volte non ce ne rendiamo conto da soli. Gli altri, quelli scelti da noi, possono essere il nostro specchio.

Chi di voi può contestare il fatto che, almeno dal punto di vista fisico, l’altro vede il nostro corpo meglio di quanto non lo possiamo vedere noi? Rischiamo spesso di avere una visione limitata anche del nostro “IO”  perché siamo annebbiati da troppi condizionamenti, in particolare da pretese troppo alte che abbiamo su di noi. Quindi, se non ce la facciamo da soli, l’altro ci può permettere di comprendere meglio lo schema con cui siamo riusciti ad operare, quale sia stato l’elemento scatenante della nostra messa in opera di un’idea, della decisione di passare all’azione invece di giudicarci non all’altezza, di sentirci soggetto invece che oggetto.

In questa analisi delle nostre mosse per le quali ci siamo dati la pacca sulla spalla, un elemento è ricorrente: la volontà nata da noi perché “il gioco valeva la candela”. Quante volte i pazienti mi chiedono iniezioni di volontà! La mia risposta è: “La volontà è già dentro di voi, fatela emergere anziché pensare che qualcuno debba fornirvela”. E mi riferisco alla volontà che sottintende “determinazione e decisione”. Anche in questo caso, l’educazione che si ha sin dalla prima infanzia conta molto.

Osservare i successi degli altri può essere uno stimolo per raggiungere obiettivi importanti,  eliminando gelosia e invidia a favore dell’ammirazione.

Tanti anni fa un’amica mi parlò del padre che, novantenne, si era appassionato al computer ed aveva mantenuto per anni la sua mente in allenamento grazie ad internet. In quel momento pensai che avrei potuto essere capace anch’io di utilizzare e sfruttare al meglio questo strumento per me non congeniale e cercai di essere all’altezza di un novantenne. In questi giorni, un mio paziente di 50 anni ha deciso di imparare a suonare il violino senza aver doti spiccate ma solo per il piacere di sfidarsi. Ebbene, questo esempio è servito ad un’altra persona adulta che ha iniziato a prendere lezioni di pianoforte.

Siamo circondati di esempi di persone che iniziano una nuova attività, viaggiano da sole, fanno un nuovo sport, creano dei gruppi, osano una nuova partenza senza aspettare che sia la vita a spingerle in tale direzione (vedovanza, fallimento, malattia, ecc…), ma solo perché hanno scoperto la veridicità dei famosi “Mai dire mai” o “Niente è impossibile”.

Mi piace sottolineare che solo buttandosi in acqua si può imparare a nuotare o scoprire di essere in grado di galleggiare, ovviamente avendo preso i necessari accorgimenti. I nostri “starter”, che sarebbero le motivazioni determinanti, ci danno questa spinta, necessaria per verificare quante capacità abbiamo da sfruttare per far crescere, in tal modo, la nostra autostima.