Il veglione del 24 : pesce, panettone, bollicine… si rinnova la tradizione e con essa tornano a galla vari problemi. Arriva la Vigilia di Natale, come possiamo cercare di evitare le tensioni legate a questa occasione?

In qualche modo abbiamo già toccato questo argomento con il post precedente, oggi cerchiamo di completare una sorta di kit di sopravvivenza per salvarci ed orientarci in un vero e proprio campo minato e mantenere la magia di questa Festa.

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Come ogni anno, ecco tutta la famiglia allargata riunita attorno al tavolo natalizio. Sto parlando della Vigilia ma lo stesso vale per il 25, a seconda delle usanze familiari.

Musica natalizia, cena o pranzo tradizionale, abete, presepe e tante luci, tanti regali. Ci divertiremo, ci dobbiamo divertire. Sembra quasi blasfemo osare dire che non piace la Festa di Natale, ma chi sa quante persone la vivono con angoscia!

La famiglia, scomposta durante l’anno, si deve riunire per autocelebrarsi. Deve risultare un momento caldo, ideale, di fusione. Rappresenta un po’ l’utero materno mentre il cenone di San Silvestro rappresenta il passaggio, l’uscita. Dovrebbe rappresentare un “cessate il fuoco”, un momento di pace, di amore. Via le ostilità, i rancori… ma ciò è vero solo in apparenza. In realtà, la riunione familiare obbligatoria non fa che ravvivare tensioni sopite. E’ troppo ampio il divario tra la festa idealizzata e la realtà del ritrovarsi. Tuffarci in questo gruppo non fa che risvegliare vecchi dolori e rabbia nei confronti dei genitori o dei fratelli. La conclusione è sempre la medesima: non è cambiato un bel niente! Torna a galla la rabbia arcaica contro gli altri e peggio ancora, contro se stessi, incapaci di dire di no a questa “farce” annuale.

Natale non è la causa del malessere: ne è solo il detonatore. Tutto quello che è stato seppellito sotto la pressione inconscia del “tutto deve andare liscio” risorge alla grande. In tavola ci sarà pesce o carne a seconda delle tradizioni, ma il tutto sarà accompagnato dalla nevrosi.

Vediamo con qualche situazione a titolo di esempio.

  • I bambini si lamentano dei regali ricevuti

Volevamo soddisfarli e vederli felici e sentiamo, invece, lagne e lamentele. La bimba trova che a 8 anni non può più giocare con tazzine e piattini come i più piccoli, mentre suo fratello si arrabbia, perché il tappeto scelto per la sua camera sembra “da femmina”.

L’altro figlio conta i regali e si lamenta di averne ricevuti meno degli altri e che sono meno importanti “come sempre”!

Cosa fare? Attenzione a non arrabbiarvi ed a non sottovalutare le loro delusioni. Il bambino penserebbe che veramente questa sia la prova del vostro non-amore o per lo meno che non l’amate abbastanza, dato che non volete capire. Parliamo con calma di che cosa rappresenta il regalo: non pensiamo al suo valore intrinseco bensì al gesto di amore da parte dei genitori. Cerchiamo, quindi, di rassicurarli, di spiegare che abbiamo fatto del nostro meglio, ma che possiamo aver sbagliato. Anzi, grazie a questo episodio, ci correggeremo e l’anno prossimo ne parleremo in dettaglio per non ripetere l’errore. Ma riconosciamo anche che non li abbiamo visti crescere così velocemente, che non abbiamo saputo riconoscere la loro personalità in evoluzione… possiamo persino ringraziarli di aver messo i puntini sullei”, ma chiediamo comunque rispetto nella forma!

  • Vostra sorella ha invitato a cena il suo ultimo ragazzo senza parlarvene prima

Questo ragazzo è l’intruso che si immette nella cerchia degli intimi: verrà, allora, trattato da sconosciuto, più o meno tollerato. La presenza di un estraneo in una riunione familiare può essere vissuta come un tradimento, come se ci fosse un patto di sangue tra i familiari (che poi, magari, si detestano…) che necessiti di mantenere la cerchia ristretta. L’ospite rischia anche di essere, invece, preso in ostaggio, non potendo dire di “no” ad una serata di condivisione! Peggio ancora, come è capitato ad una mia conoscente, quando si tratta di una donna…

Come risolvere il problema?

Occorre trovare il giusto equilibrio dei legami, è fondamentale. Cerchiamo di percepire bene la qualità dei legami stabiliti con i genitori, in imbarazzo per questa presenza inattesa, e di quelli coltivati con la sorella. Usiamo l’empatia, se ne siamo capaci, per metterci nei panni degli uni e degli altri, evitando il conflitto di lealtà.

Teniamo presente che più la famiglia è “problematica” più l’intruso diventerà il capro espiatorio. Il clan rischia di saldarsi contro di lui, gomito a gomito. Questo transfert di aggressività non può che far peggiorare tutti problemi già esistenti. E se cercassimo, invece, di scoprire che cosa questa persona può portare al nostro gruppo, che ha forse bisogno di uscire da un circolo vizioso con una bella ventata di aria fresca? Meglio, quindi, avere l’intelligenza della benevolenza e cercare di integrarlo come ospite d’onore al nostro tavolo e nella nostra compagnia.

Impariamo ad ascoltare gli altri invece di rimuginare senza mai digerire i problemi e le paure che ci paralizzano. Ricordiamoci che l’intelligenza è la capacità di adattamento!