Eccomi al mare sognando il dolce far niente… ed invece no! Aiuto, mio figlio è il terrore della spiaggia e non trovo due minuti per me. Non posso far finta di nulla, perché ha deciso di seminare il panico ovunque passi.

Papà gli ha proposto di fare castelli di sabbia e strade per le macchinine, ma a lui questo gioco non piace. Preferisce calpestare le costruzioni altrui, lanciare la sabbia con la paletta e bagnare chi prende il sole. Un vero terremoto!

Questa scena vi è familiare?

Come si può intervenire prima che la situazione peggiori, rendendo la vacanza un inferno? Come porre fine a questi atteggiamenti aggressivi e dannosi?

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Il primo riflesso è spesso quello di far finta di niente.

Del tutto normale, dato che in vacanza si ha voglia di essere più lassisti e di mettere in stand-by l’autoritarismo. Il bambino, da parte sua, riesce finalmente a sfogarsi dopo aver trattenuto durante l’anno chi sa quante tensioni. Ed allora: è proprio necessario intervenire oppure è meglio lasciare che i bimbi se la cavino da soli?

Occorre reagire! Anche in spiaggia, genitori siamo e genitori rimaniamo, con tutti i doveri annessi e connessi a questo ruolo. In particolare quello di intervenire per vietare qualsiasi comportamento sconveniente da parte dei nostri bimbi ed educarli al rispetto altrui.

Inutile alzare la voce, urlare, sgridare: dobbiamo richiamarlo e parlargli con calma, spiegandogli il suo errore ed il divieto categorico di fare del male sotto qualsiasi forma agli altri bambini. Meglio parlare con lui non in privato ma davanti alla sua “vittima”: non per umiliarlo in pubblico, bensì per fargli prendere coscienza della presenza dell’altro. Spesso il bambino agisce senza soppesare o realizzare il sentire dell’altro, il dolore fisico o la tristezza. Obbligandolo a star di fronte al bambino che ha “ferito”, a guardarlo negli occhi, ad ascoltare quello che prova, si porta poco a poco nostro figlio a considerare gli altri come persone e non come oggetto al quale far subire qualsiasi sevizia.

Non esitiamo a chiedere scusa facendo il giro degli ombrelloni.

Gli altri genitori non hanno la minima voglia di essere coinvolti nei conflitti generati da un bambino che nemmeno conoscono. Anche loro avrebbero sognato una vacanza relax.

Presto si scatenano osservazioni maligne contro quei genitori che non sanno tenere a bada i figli, che non li sanno educare, che sono solo egoisti e lasciano fare tutto pur di star tranquilli. Che brutto essere genitori e sentire critiche sulla nostra incapacità di educare i bambini.

Bisogna reagire! La tentazione di rispondere a queste persone che anche loro figlio non è un angelo, di replicare in modo aggressivo alla loro aggressività verbale, è forte. A volte ci mettiamo anche un po’ di malafede nel dichiarare che non è stato nostro figlio a cominciare!

Attenzione a questo tipo di comportamento: negare gli errori dei nostri figli, proteggerli esageratamente, impedisce la giusta riflessione e quindi la possibilità di trarre una lezione positiva da un malefatto.  Niente di più semplice quindi – e non viviamolo come umiliazione – di chiedere scusa agli altri genitori, anticipando che volete tenere la situazione in mano. Parlando in questo modo non condanniamo il bambino ma verbalizziamo la nostra fiducia in un suo possibile cambiamento. Inoltre, gli diamo un esempio coerente: non ci accontentiamo di rinfacciargli la violenza commessa e di vietargliela ma lo facciamo mantenendo la massima calma. Avendo chiesto scusa per lui stando al suo fianco, azzeriamo i contatori e ripartiamo su basi nuove.

Tanti genitori vogliono che sia il bimbo stesso a chiedere scusa, ma questo crea nel piccolo un grande senso di colpa per un atteggiamento spesso solo formale, perché non fa che ripetere quanto gli è stato detto senza sentirlo profondamente. Si rischia, allora, di creare un blocco e il bambino ripeterà il medesimo comportamento non avendo interiorizzato la regola.

Non è certamente facile fare i genitori!

La prossima settimana andremo avanti su questo stesso argomento.