Saltuariamente mi capita di parlare con genitori preoccupati dal comportamento del loro figlio che “Non smette mai di fare il buffone”. Si chiedono se non stia esagerando e che cosa possa nascondere un tale atteggiamento, questo desiderio costante di far ridere tutti in qualsiasi modo fin dalla più giovane età.

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Il bambino/ragazzo ha tre modi per allegro il suo pubblico.

Può fare il clown. Gli piace fare smorfie, imitare i gesti altrui come se fosse uno specchio, ripetere parole o frasi anche se non ne comprende il significato, travestirsi, fare degli scherzi e sviluppare la sua comicità in particolari  situazioni e con gesti appropriati.

Sviluppa un umorismo caustico. Mantiene un’aria seria, si permette al massimo un mezzo sorriso ma usa le parole giuste e divertenti per mettere in risalto qualche anomalia o incoerenza che ha notato attorno a sé.

Si mostra fanfaroneSi diverte a raccontare storie comiche, indovinelli, a provocare l’effetto sorpresa. Come si suol dire, le spara grosse, trova sempre abbastanza materiale per raccontare le sue burle con tanti dettagli spesso inventati e si sente un attore nato.

I genitori non si possono certamente lamentare del buon umore del loro figlio ma “il troppo storpia” e giustamente cercano qualche spiegazione e desiderano capire come poter inquadrare questa tendenza senza, però, creare frustrazione.

Il bambino vi vuol vedere sorridere.

Tante volte sento dire “non parliamo dei nostri problemi davanti ai bimbi”, riferendosi a problemi di varo tipo. Ricordatevi, però, che loro sono delle spugne e assorbono tutto, osservano i dettagli molto più di noi adulti, percepiscono a fior di pelle tutta l’atmosfera che li circonda. Anche se cerchiamo di non lasciar trasparire le nostre emozioni, i nostri pensieri, il bimbo vi legge in faccia lo stato d’animo tutt’altro che allegro. Ciò scatena in lui un riflesso da “salvatore”. Vi meraviglierete sentendomi dire che la psiche del piccolo fa sì che si senta lui responsabile di voi genitori, perché il suo bisogno di voi è grande e vi deve salvaguardare.

Cerca, quindi, di essere burlone, di farvi almeno sorridere se non ridere, di sentire che ha un potere su di voi allontanando dalla vostra faccia la maschera grigia  del malessere, sostituendola con quella luminosa e solare dell’allegria.

Ma attenzione: non è il suo ruolo. Il bambino/ragazzo non deve essere un supereroe, un’ancora di salvataggio. Non deve essere lui a proteggere voi ma il contrario. Le sue spalle non sono ancora abbastanza larghe per sopportare queste vostre difficoltà. Una tale situazione non fa altro che generare ansie e angosce. Ritrovo spesso questo quadro in grandi adolescenti che non capiscono l’origine delle loro perenni ansie. Basta andare a ritroso nel tempo fino alla loro infanzia.

Come reagire?

Se state attraversando un periodo difficile, meglio essere espliciti con vostro figlio piuttosto che tentare di camuffare invano la realtà. Fategli presente che avete familiari, amici o altri adulti che vi capiscono e vi aiutano e che non avete bisogno di lui per sentirvi protetti.

Che dramma quando le madri separate prendono con loro i figli nel letto coniugale, quasi come per sostituire una presenza/assenza. Immaginate che responsabilità per chi deve sostituire la figura paterna! Evitiamo, quindi, di “usare” più o meno consapevolmente i nostri figli, che devono vivere la loro infanzia come tale. Facciamo in modo che il suo scherzare non sia terapeutico ma spontaneo e gioioso!

Nelle prossime settimane analizzeremo altre possibili spiegazioni di questo atteggiamento.