Giorni fa abbiamo cominciato a dare qualche suggerimento utile per quei genitori i cui figli trasformano la spiaggia nel proprio campo di battaglia. Ricordiamoci che tutto il male viene per nuocere e che i genitori non devono solo cercare di capire il perché di certi atteggiamenti negativi ma devono anche cercare di… volgerli in positivo.

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Un esempio. Il bambino vede tutti gli altri che giocano e questo non fa che aumentare il suo entusiasmo: corre verso di loro e voi genitori credete che desideri far conoscenza e giocare anche lui. Inutile sorvegliarlo, dunque, non è solo. E invece sentite delle urla, dei litigi, una gran confusione perché vostro figlio ha cercato di imporsi con la forza. Vi sentite, allora, colpevoli ed in difficoltà.

Come reagire?

Sappiate che vostro figlio è in difficoltà: aveva bisogno di attirare la vostra attenzione su di lui, di chiedervi un aiuto non sapendo come stabilire un rapporto con estranei. E’ maldestro, ma solo perché non ha imparato i codici sociali dell’incontro. Ha cercato di avvicinarsi al bimbo che stava costruendo il castello di sabbia, ha girato là attorno, può anche avergli proposto delle conchiglie ma l’altro rimane distaccato e indifferente. Vostro figlio esterna, allora, la sua rabbia e il suo bisogno di essere preso in considerazione da quello che aveva eletto come potenziale amico calpestando l’opera d’arte e magari picchiandolo.

In questo caso, i genitori hanno un ruolo fondamentale: invece di lasciare andare il bimbo da solo ad incontrare dei possibili compagni di giochi, lo dovrebbero accompagnare per facilitare l’avvicinamento. E’ anche per loro un modo di percepire con chi il figlio avrà a che fare. Possono chiedergli “Potresti giocare con mio figlio? Vedo che ti diverti tanto e gli potresti anche insegnare delle cose!“. Normalmente basta essere presenti per qualche minuto, giusto il tempo di far iniziare il gioco: è sufficiente poco per far nascere una collaborazione.

E’ chiaro che se malgrado tutti i vostri sforzi, i vostri interventi, le vostre richieste e gli avvertimenti il bambino insiste con lo stesso comportamento, bisogna portarlo via dalla spiaggia. Vostro figlio, infatti, deve capire che disubbidire lo espone a conseguenze sgradevoli, immediate e concrete. A casa o in albergo, si parlerà con lui, si cercherà di farlo riflettere (anche bambini di tenera età sono in grado di capire benissimo il valore ed il significato della punizione) e di capire insieme a lui quella che potrà essere la giornata seguente, che cosa succederà se si comporta male, se è proprio questo che vuole. A lui la scelta.

Questo atteggiamento rigoroso ma affettuoso va mantenuto anche durante il resto dell’anno.

Mi piace ricordare ai genitori quella che ho chiamato la regola delle 3 C:

  • chiarezza: il bambino deve capire quello che diciamo;
  • coerenza: il nostro atteggiamento non può non essere razionale;
  • costanza: non dobbiamo applicare le regole un giorno sì e l’altro no a seconda di come ci fa comodo.